Al parroco Ippolito Panciera va riconosciuto il merito di aver avviato e condotto a buon punto la costruzione della chiesa, nel corso di una vicenda durata più di un secolo. Arrivato a Commessaggio nel 1799, potè contare sulla collaborazione tra autorità ecclesiastiche e società civile. Il capomastro, Stefano Visioli, in una stima delle spese e dei materiali occorrenti alla costruzione, registrò il fervore dei parrocchiani nel reperimento dei fondi, mentre i poveri si offrirono di scavare le fondamenta e trasportare i materiali sul cantiere. Uno zelo registrato anche dal Prefetto del Mincio, che permise ai nostri antenati di superare difficoltà di ogni genere pur di innalzare la nuova chiesa, come recita l’architrave del portale:
A SOLO EXCITAVIT PIETAS MDCCCIV
L’architetto cremonese Luigi Bianzani, già interpellato nel 1792 per un sopralluogo sullo stato della vecchia chiesa, fu incaricato del progetto della nuova. Nel frattempo (1793) era stata acquisita l’area del Castellazzo per la costruzione dell’attuale parrocchiale. Se il 9 dicembre 1803 un decreto del Prefetto del Mincio autorizzava la costruzione e la riscossione di una tassa annuale da applicare ai proprietari terrieri, a maggio 1804 iniziarono i lavori: in un cantiere di almeno 43 operai, venne delineata la pianta sul terreno e si costruirono le fondamenta del coro. Il materiale edile fu reperito demolendo l’oratorio di S. Toscana e quello di S. Antonio, nonché la vecchia parrocchiale, fin dalle fondamenta.
Nel 1806 la fabbriceria assunse veste legale, ma si trovava a far fronte a una scarsità di fondi, dovuta alla soppressione della tassa annuale; il cantiere pertanto procedeva a singhiozzo, poichè ci si affidò solo a offerte spontanee. Si innalzarono i muri perimetrali, si realizzò la copertura di volte e presbiterio, ma nel 1811 la navata era ancora esposta alle intemperie. Curiosa da ricordare è la certificazione di due medici del paese, che nel 1808 denunciarono in toni pittoreschi la difficoltà delle celebrazioni liturgiche trasferite nell’oratorio della B.V. di Loreto: parlano di svenimenti, vuomiti, convulsioni, di aria pestifera, paventando il rischio di epidemie. Forse calcarono un po’ la mano, ma il clima era di esasperazione, soprattutto perché le autorità competenti negavano qualsiasi supporto. Più per determinazione che per disponibilità finanziarie, i lavori ripresero. Nel 1812 fu costruita la volta sulla navata e, pur mancando ancora il tetto e il pavimento della stessa, il 2 maggio 1813 la chiesa fu benedetta e aperta al culto.
Le visite pastorali testimoniano che, nel corso del secolo, la parrocchiale fu dotata di tetto, pavimento e arredi, grazie soprattutto alla solerzia di parroci e fabbriceri, dotati di abilità amministrative e alta levatura culturale.
L’architettura interna si presenta, secondo il progetto del Bianzani, sotto forma di un impianto di dilatata espansione, a cui lo sviluppo architettonico dei piloni, del cornicione, del presbiterio, delle cappelle laterali, delle volte, delle calotte ellittiche conferisce monumentalità.
All’altare provvisorio, su cui fu collocato il simulacro della B.V. dei Miracoli (proveniente dalla vecchia chiesa), nel 1821 fu sostituito l’attuale altare marmoreo, proveniente dal Duomo di Mantova e datato sul retro 1594, epoca dell’episcopato del venerabile Francesco Gonzaga. Dalla soppressa chiesa di S. Francesco a Viadana provengono invece le balaustre del presbiterio e il coro in noce, nonché l’Estasi di S. Francesco di Giambettino Cignaroli, attualmente esposta sul primo altare di destra. Dalla vecchia parrocchiale provengono il fonte battesimale e un antico crocifisso ligneo.
La facciata fu completata nel 1830, su progetto dell’architetto Giovanni Battista Vergani, cremonese, autore anche della facciata del Seminario di Mantova, secondo i dettami di un rigoroso neoclassicismo. A ingentilirla furono inseriti i tondi con la Speranza e la Carità, mentre nel 1997 sono state rimosse le statue che ornavano il timpano (S. Pietro, la Fede e S. Paolo) perché il tufo con cui erano state realizzate si stava sgretolando.
Nell’abside fu inizialmente collocata una pala proveniente dalla chiesa di S. Pietro in Cremona, rappresentante S. Ubaldo che vince il demonio ma, essendo munito di mitria e pastorale, a Commessaggio diventò S. Albino, vescovo di Angers. La trovate ora sopra il pulpito, mentre nell’abside è stata collocata in nicchia una statua in cartapesta del patrono del borgo, datata 1897.
Nel 1820 erano in costruzione i due raffinati altari “gemelli” di Luigi Voghera: di gusto neoclassico, si presentano come fronti di tempio, e sono impreziositi da raffinati fregi, statue e bassorilievi. L’altare di sinistra è dedicato alla Beata Vergine Maria: vi fu collocato nel 1822 il simulacro della Beata Vergine dei Miracoli, a seguito di una solenne processione, nel giorno della sua festa, il 27 ottobre, quarta domenica del mese, divenuta da allora la tradizionale Sagra del paese. La statua attuale risale invece al 1949. L’altare che lo fronteggia è attualmente dedicato al Sacro Cuore, dopo vari cambi di intitolazione. Rimane memoria della dedica precedente, a S. Giuseppe, nelle scritte accanto al timpano: Ite ad Joseph, Vir iustus.
Gli altri due altari, che si fronteggiano entrando in chiesa, sono dedicati a S. Giovanni Battista e a S. Francesco. Il primo, a sinistra entrando, fu costruito nel 1846 ed è in scagliola con dorature. Più imponente rispetto a quelli del Voghera, ospita il Battesimo di Cristo (1844) di Giovanni Pezzoli, allievo di Giuseppe Diotti all’Accademia Carrara di Bergamo. Il raffinato dipinto era stato pensato per la contigua cappella del Battistero, ma risultò troppo grande e fu collocato nella sede attuale. Interessante anche il paliotto dell’altare stesso, con un drammatico Cristo Morto a mosaico, opera dell’artista locale […] detto il Castagnola. L’altare dedicato a S. Francesco è di pochi anni più tardo (1859) e della pala del Cignaroli, proveniente dall’altare, si è già detto.
Interessante osservare il dipinto di taglio rettangolare che sta sopra il confessionale, non per la qualità quanto piuttosto per il panorama del paese. L’artista romano che lo realizzò nel 1904, F. Forta, volle forse ingraziarsi in tal modo la committenza. Il santo rappresentato mentre esorta ad adorare l’Eucarestia, Antonio Maria Zaccaria, era stato canonizzato pochi anni prima, nel 1897.
L’opera di maggior pregio esposta nella parrocchiale di Commessaggio sta sopra quest’ultima e rappresenta L’apparizione della Vergine a S. Francesco di Sales. Firmata e datata 1739, è stata realizzata da Giuseppe Maria Crespi detto lo Spagnolo, artista bolognese, memore della scuola emiliana (Correggio, Barocci), pur con elementi di naturalismo popolaresco. È giunta qui dopo il 1859, forse per volontà di Mons. Antonio Parazzi, il sacerdote viadanese che fece importanti acquisizioni di opere d’arte, di cui ornò la Chiesa Castello di Viadana, ma che dirottò anche sul territorio.
L’organo Lingiardi del 1840.
Nella controfacciata, fra 1839 e 1840, fu sempre Giovan Battista Vergani a progettare la bussola del portale, la cantoria e la cassa dell’organo, l’altro “gioiello” contenuto nella parrocchiale. Si tratta di un manufatto prodotto dalla ditta Lingiardi di Pavia. Fu inaugurato nel 1840, con notevole eco sulla stampa locale, che indusse diversi paesi vicini a dotarsi di un organo prodotto dalla stessa bottega. Lo strumento, deperito nel corso dei decenni, è stato accuratamente restaurato ed è tornato in funzione nel 2009.
La decorazione completa dell’edificio si colloca agli inizi del XX secolo e fu affidata per la parte ornamentale a Guglielmo Bacchi di Sabbioneta, per la parte figurativa a Tommaso Aroldi di Casalmaggiore. Bacchi fa una scelta neobarocca, sia per il disegno che per il colore, e usa il trompe l’oeil sulle volte. Aroldi dipinge a fresco il Redentore nel catino absidale, gli Evangelisti e gli Apostoli sui dodici pennacchi, con una maestosità accademica di stampo ancora ottocentesco.
Esattamente cento anni dopo l’apertura del cantiere, il 29 febbraio 1904, vigilia della festa patronale di S. Albino, la chiesa fu solennemente dedicata dal vescovo di Cremona, Geremia Bonomelli, con l’assistenza del vescovo di Guastalla e dell’abate mitrato di Casalmaggiore.
Di qualche anno dopo sono i due teleri esposti in cornici a stucco ai lati dell’altare, con il Miracolo di Sant’Albino (1907) e la Visione di Santa Lucia (1908). A donarli fu una benefattrice locale, Lucilla Bottoli.
Esisteva già il campanile, realizzato nel 1882 su progetto di Carlo Visioli, costruito prolungando un pilone della chiesa in stile diligentemente neoclassico. Per circa trent’anni vi furono collocate le tre campane provenienti dalla vecchia chiesa, sostituite nel 1912 da cinque nuove campane fuse da una ditta valtellinese. Due sono state requisite durante la Seconda Guerra Mondiale e sono state rifuse nel 1948.
E quasi cento anni dopo la sua consacrazione, fra il 2002 e il 2009, la parrocchiale è stata chiusa al culto per importanti problemi di carattere statico, che hanno determinato un complesso intervento di consolidamento e restauro, quasi emulando l’impresa della sua costruzione, viste le tante difficoltà tecniche e burocratiche, nonché economiche.