Nel Seicento era di proprietà dei Conti Piccioni di Bozzolo, legati ai Gonzaga di Bozzolo, che in qualità di ospiti venivano a caccia a Commessaggio.
Da Riolo e percorrendo Via Indipendenza, superata la provinciale (ex SS 420) in corrispondenza dell’incrocio, si entra in paese attraverso Via Camicia, si costeggia la parrocchiale e si giunge in Piazza Italia, in corrispondenza del Municipio. Prendete la via di fronte a voi (Via Garibaldi) per giungere in prossimità del Torrazzo, girando quindi a sinistra in Via Carducci, col parco giochi e il Navarolo alla vostra destra. Superate l’incrocio e proseguite per Via IV Novembre, dove un bugno in corrispondenza del Navarolo coincide con l’antica “pescheria magna” (in dialetto al Peschiron), ceduta nei primi decenni del ‘400 da Ugolino Cavalcabò al marchese di Mantova Gianfrancesco Gonzaga e passata, come tutto l’abitato di Commessaggio, ai Principi di Bozzolo dopo la morte di Vespasiano Gonzaga. Appena oltre, prendendo la discesa a sinistra, sorge la magnifica Corte Colombarone, la cui edificazione, sulla base delle caratteristiche costruttive, risalirebbe a fine XVI – inizi XVII secolo. A quel tempo le corti agricole fuori del paese erano pochissime e costruite sui punti più alti del territorio, soggetti ad impaludamento nella stagione invernale. Né le digagne, fitto reticolo di canali di scolo, né il Navarolo e la Bogina riuscivano a convogliare completamente le acque piovane nel fiume Oglio, il cui livello in inverno era troppo alto. Dunque un ampio fossato circolare aveva il compito di proteggerla. Nel XVII secolo apparteneva ai Conti Piccioni, legati al ramo dei Gonzaga di Bozzolo, che forse qui venivano a caccia, ospiti in questa tenuta. Agli inizi del XIX secolo la proprietà passò alla famiglia Caix di Bozzolo e poi ai Verdieri di Commessaggio, che la tennero sino a fine ‘800. Oggi, seppur spogliata di alcuni annessi agricoli, Corte Colombarone appare nelle vesti di un rispettoso intervento di recupero e valorizzazione eseguito dall’arch. Silvio Arfini negli ultimi decenni del ‘900.