Orologio della Torre Civica

Commessaggio affida la misura del «suo» tempo a un antico orologio collocato nella piccola torre Civica, al centro del palazzo Comunale. Le cosiddette «macchine del tempo», ingegnose e affascinanti, con i loro ingranaggi, possono essere ritenute le testimonianze più significative del passaggio tra il mondo antico e quello legato alla tecnologia.

Al contrario dell’orologio della Rocca di Novellara, donato da Alfonso II nel 1670, ora collocato nel museo della Rocca, quello di Commessaggio è perfettamente funzionante grazie all’intervento restauratore del maestro orologiaio Alberto Gorla, avvenuto nel 1985; come lo è del resto anche quello della Rocca di Fontanellato, restaurato sempre dal maestro nel 1997. Dopo ricerche effettuate è ancora difficile, quasi impossibile, poter stabilire quando e per volere di chi abbia cominciato ad essere l’orologio di Commessaggio.

L’unione con la campana vespasianea, datata 1583, dall’origine sicuramente distinta e indipendente da quella dell’orologio, ha indirizzato tali ricerche, tenendo ben presente il legame particolare che le «macchine del tempo» più antiche hanno sempre avuto con piccole campane a cui erano collegate. Una seconda osservazione che venne fatta è che la datazione dei pezzi di ferro di cui è composto l’orologio di Commessaggio non è la medesima: sembra esserci cioè una parte, un’«anima» per così dire, più antica. Non dimentichiamo che, in epoche lontane, qualunque oggetto metallico veniva accuratamente conservato, utilizzato e riutilizzato anche per scopi diversi.

Altro fattore importante da considerare è stata la collocazione dell’orologio nel palazzo del Comune, il palazzo più centrale, ma di cui più scarseggiano notizie. Nella mappa teresiana del 1775 viene definito come «Casa e Corte ad uso pubblico», proprietà della Comunità di Commessaggio, mentre il Torrazzo, il Colombarone e altre proprietà che furono di Vespasiano Gonzaga, sono registrate come “beni della Regia Ducal Camera di Mantova”. 

Le ricerche d’archivio attorno al periodo vespasianeo non hanno fornito notizie circa il palazzo Comunale e tantomeno circa l’orologio. Presso l’Archivio di Stato di Mantova sono stati rinvenuti i bilanci comunali degli anni dal 1772 al 1774, in cui sono registrate le spese per il salario del «regolatore dell’orologio» e per «l’oglio» dello stesso, definito «novo» nel bilancio del 1772. In quello del 1773 si fa anche riferimento alle spese per “il risarcimento dell’orologio, e provvista dell’oglio per il medesimo”.

Sempre in questo bilancio si legge l’approvazione da parte del Magistrato della proposta della popolazione commessaggese di riunirsi in una sola Comunità. L‘orologio potrebbe essere stato costruito e unito alla campana di Vespasiano e forse già con un pendolo, attorno al 1772. Oppure la sua storia potrebbe partire molto tempo prima di tale data, in un periodo comunque post-vespasianeo, come la sua anima più antica sembra far supporre.

Potrebbe aver iniziato a misurare il tempo intorno alla metà del ‘600 o nella seconda metà di tale secolo (in coincidenza forse con una ristrutturazione del palazzo Comunale). Anche in questo caso potrebbero comunque essere stati utilizzati pezzi provenienti da un altro orologio, così come era stata riutilizzata la campana vespasianea. Perciò quello che viene discusso con queste supposizioni è solamente il momento in cui cominciò a essere l’orologio della torre civica.

La dicitura «risarcimento», cioè restauro, indicata nei documenti del 1773, potrebbe coincidere con l’applicazione del pendolo – e una modificazione di tale tipo, piuttosto radicale, giustificherebbe l’aggettivo di «novo» che gli viene attribuito un anno dopo quello del risarcimento. 

Fonte: L’orologio della Torre Civica di Commessaggio, di Tersilla Federici, in “Atti della giornata di studio, Commessaggio (MN), Torrazzo Gonzaghesco, 21 settembre 2002”, a cura di Umberto Maffezzoli e Tersilla Federici, Bozzolo (MN), 2004.

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