commessaggio

Storia del territorio

I borghi che costellano le terre comprese tra il fiume Oglio e il Po, all’angolo sud-ovest della provincia di Mantova, hanno vissuto per oltre due secoli la dominazione del ramo cadetto dei Gonzaga che prese origine da Gianfrancesco, terzogenito del marchese di Mantova Ludovico II. Tante piccole capitali, le cui eleganti soluzioni urbanistiche e architettoniche rivelano la volontà dei loro signori di affrancarle da un destino marginale, assegnando loro un ruolo nella storia degli stati padani.

Fra queste ‘terre d’acqua’ si colloca Commessaggio, il cui territorio è solcato da numerosi canali di irrigazione e di bonifica, il più importante dei quali è il Canale Navarolo. Questo corso d’acqua naturale, che si origina in terra cremonese, dopo aver attraversato il nucleo abitato, si divide in due rami, formando il Canale Bogina, un corridoio ecologico che fa parte del Parco Oglio Sud.

La pescosità del canale ha attirato pescatori dalle province limitrofe fino a pochi decenni fa, e per gli abitanti del borgo ha costituito per secoli una fondamentale fonte di sussistenza.

Per molti secoli il canale fu indicato col nome del paese che attraversava, cioè come ‘Canale Commessaggio’ o ‘Scolo Commessaggio’. Questo era il suo nome ancora nei catasti ottocenteschi, anche se la prima fonte risale al 1033, in cui si parlava di un flumen Commessadii.

Recenti studi spiegano il toponimo ‘Commessaggio’ come derivante da commissum, con aggiunta del suffisso –àticum, nel senso di ‘(luogo) affidato’.

Ripercorriamo la storia di questo nostro piccolo borgo attraverso i suoi protagonisti.

DALLA PREISTORIA ATTRAVERSO IL DOMINIO LONGOBARDO FINO ALLE GRANDI FAMIGLIE FEUDALI ITALIANE

Nella zona di Commessaggio sono stati rinvenuti resti di palafitte, tombe e utensili riconducibili a un’importante terramare dell’età del Bronzo (1300 a.C.). 

A queste popolazioni primitive si sostituirono prima gli Etruschi, poi i Galli, quindi i Romani. Dopo le invasioni barbariche il territorio mantovano cadde, dalla metà del VI sec. d.C., sotto la dominazione dei Longobardi.

Il primo riferimento a Commessaggio si trova infatti in un atto dell’anno 759, con il quale Desiderio, ultimo re dei Longobardi, faceva dono al monastero benedettino di Leno (BS) della Chiesa di S. Maria in ripa d’Adda, con annesso beneficio.

L’importante monastero inviava i Conti rurali a riscuotere i censi e le regalie. Nell’829 il territorio di Commessaggio era governato da Valterio (o Valcerio) da Comesatio, coinvolto in una controversia circa il possesso di questa terram piscariam. Le scarne notizie che emergono attraverso i secoli ci dicono che, dopo il dominio degli Estensi, dei Malaspina e dei Pallavicini, Commessaggio viene elencato tra i beni del conte Ugo Bosone, il cui figlio, senza eredi, nel 1091 assoggettò, per disposizione testamentaria paterna, la propria contea alla giurisdizione episcopale di Cremona.

IL DOMINIO DEI GONZAGA

Nel 1390 il territorio passò al Libero Comune di Cremona e successivamente tra i possedimenti dei Gonzaga.

Gianfrancesco Gonzaga (1407-1444), investito del titolo di marchese di Mantova dall’imperatore Sigismondo nel 1433, ampliò i confini del proprio dominio, appropriandosi del territorio compreso a occidente e a mezzogiorno rispettivamente dell’Oglio e del Po e a settentrione della via Postumia.

Tra il 1420 e il 1431 le zone dell’Oltre Oglio furono sottratte alla tutela veneziana ed entrarono a far parte dei domini gonzagheschi. Vennero intrapresi lavori di arginatura e di bonifica e si incentivò l’industria della lana, commerciata per via fluviale. I feudi gonzagheschi dell’Oltre Oglio divennero fonte di introiti notevoli, grazie a un’economia in espansione. Essi occuparono inoltre una posizione strategicamente importante controllando i passaggi sull’Oglio e sul Po che confinavano con Cremona (soggetta ai veneziani) e con lo Stato di Milano.

La prima spartizione del marchesato si ebbe in seguito alla morte di Gianfrancesco (1444). Carlo, il quartogenito, ereditò i centri di Bozzolo, Gazzuolo, Commessaggio, San Martino dall’Argine, Rivarolo, Isola Dovarese e Sabbioneta, i quali nel 1478, nelle volontà testamentarie di Ludovico, secondo marchese di Mantova, passarono a Gianfrancesco (1478-96) e Francesco (cardinale nel 1461, morto nel 1483). Da questa suddivisione si originarono il Principato di Bozzolo e Sabbioneta e il Marchesato di Gazzuolo.

 

Il ruolo di Vespasiano Gonzaga Colonna (XVI secolo)

Vespasiano Gonzaga Colonna, giovane marchese di Sabbioneta, venne in possesso del territorio di Commessaggio con la forza, risolvendo a proprio favore una lite con i cugini di San Martino dall’Argine, legittimi proprietari.

I contrasti iniziarono fin dal 1555, anno della morte di Carlo, signore di S. Martino e padre di Pirro, Scipione, Ferrante, Giulio Cesare e Annibale. I fanciulli, ancora minorenni, erano stati affidati alla tutela del cardinal Ercole Gonzaga, del duca di Mantova Guglielmo e della madre Emilia Cauzzi Gonzaga.

Un decennio dopo, nel 1565, il Signore di Sabbioneta, con alcuni uomini armati, oltrepassò i confini del territorio di Commessaggio e, tagliati alcuni alberi sull’omonimo canale, costrinse gli abitanti di quelle terre a trasportarne i tronchi a Sabbioneta, agendo come padrone del territorio. A quel punto Emilia Cauzzi si appellò all’imperatore Massimiliano I che, a sua volta, nominò giudice della questione il duca di Parma e Piacenza Ottavio Farnese. Quest’ultimo sentenziò che la metà del borgo di Commessaggio dovesse spettare a Vespasiano.

Composta la lite, nel maggio del 1567 il marchese di Sabbioneta inviò Marcantonio Lanfredi a prendere possesso di Commessaggio e a esigere da quella comunità il giuramento di fedeltà. Il suo territorio fu creato allora vicariato dello stato di Sabbioneta.

Vespasiano emanò quindi una grida con la quale impediva che fosse venduto o acquistato qualsiasi appezzamento di terreno del territorio di ‘Comessaggio di là’ (ulterioris, cioè al di là del canale che lo separava dal territorio di Sabbioneta), previa licenza concessa da lui medesimo.

Il 25 novembre 1581 Vespasiano nominò vicario di Commessaggio il notaio sabbionetano Alfonso Bolzoni con l’autorità e le preminenze spettanti a quell’ufficio. Secondo gli statuti sabbionetani il vicario doveva risiedere nel luogo a lui assegnato con uno stipendio mensile utile a mantenere la sua famiglia, composta fra gli altri da due soldati, uno dei quali specializzato nella tortura, e sette servi da impiegare nei fatti di governo.

In quel periodo il borgo di Commessaggio assunse, con ogni probabilità, la configurazione urbanistica attuale, fu abbellito di nobili edifici, di un ponte sul canale e di una forte torre.

Il Torrazzo  fu voluto da Vespasiano Gonzaga quale segno tangibile della presa di possesso del borgo di Commessaggio.

Recenti rinvenimenti documentari hanno permesso di stabilire che anche la costruzione del Palazzo Comunale di Commessaggio sarebbe coeva a quella del Torrazzo e del ponte.

Il ponte voluto da Vespasiano ancora nel 1583, di cui rimane solo qualche immagine da cartolina e qualche raro filmato, rappresentò a sua volta una fondamentale infrastruttura e un manufatto di alta ingegneria.

Vespasiano Gonzaga morì il 27 febbraio 1591 nel ‘Palazzo grande’ di Sabbioneta. Dopo il funerale del Duca, avvenuto il 4 marzo, venne reso pubblico il suo testamento, nel quale nominava erede universale la figlia Isabella, sposa di Luigi Carafa principe di Stigliano.

Dopo qualche giorno Vincenzo I duca di Mantova dichiarò la cugina Isabella giuridicamente incapace di governare, in quanto donna, mentre i cugini di San Martino avanzarono pretese di successione in base a un accordo segreto che avevano controfirmato col duca di Mantova.

II 6 marzo 1591 venne stilata una convenzione tra Isabella e Luigi, principi di Stigliano e i cugini di Mantova e Bozzolo. Tra le tante clausole, essa prevedeva che il canale Commessaggio dividesse il territorio dell’abitato da Sabbioneta e che l’intero corso d’acqua con le sue peschiere ne fossero parte integrante, fino a  quel momento nella giurisdizione di Bozzolo. Isabella e Luigi si riservarono invece alcuni edifici vespasianei: il palazzo di Bozzolo, la torre Stella di Cividale, la torre di Commessaggio, ‘uno casino apresso il ponte di Comessaggio’ e ‘l’hostaria de Commessaggio’.

 

dal xvii al xx secolo

Anche Commessaggio fu coinvolto dalla violenta epidemia di peste che colpì le terre del mantovano dalla primavera del 1630, in seguito al passaggio delle truppe imperiali nel corso della guerra di successione di Mantova e del Monferrato.

Nel 1709, dopo la Dieta di Ratisbona, l’ex Ducato di Mantova passò in eredità alla Casa d’Austria; i principati di Bozzolo e di Sabbioneta invece vennero assoggettati al Ducato di Guastalla che li governò fino al 1746, anno in cui furono annessi al Regno Lombardo-Veneto. Nel 1859, in seguito alla Seconda Guerra d’Indipendenza, la provincia di Mantova fu divisa in due parti: i distretti orientali rimasero all’Austria fino al 1866, mentre quelli occidentali, tra cui Commessaggio, furono annessi al Regno d’Italia, in quanto provincia di Cremona.

Tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, il tessuto urbano di Commessaggio fu interessato da due interventi di carattere urbanistico degni di nota: la costruzione dell’attuale Chiesa parrocchiale e lo spostamento del cimitero al di fuori del centro abitato. La vecchia Chiesa sorgeva in uno spiazzo tra il Navarolo e l’attuale oratorio parrocchiale. Il corso del canale aveva, col tempo, eroso la riva sinistra e si era spostato a ridosso dell’abside fino a renderla pericolante. Nel 1792 il parroco incaricò l’architetto cremonese Luigi Bianzani del restauro e dell’eventuale ampliamento della chiesa, ma l’esito del sopralluogo fu negativo. Fu il nuovo parroco, Ippolito Panciera, giunto a Commessaggio nel 1799, ad avviare e a portare a termine la costruzione, col fervente sostegno della comunità locale e delle autorità civili.

Il progetto fu nuovamente affidato al Bianzani, mentre nel frattempo era stata identificata e acquistata l’area per la costruzione, detta del Castellazzo. Nel maggio 1804 iniziarono i lavori di costruzione e, per recuperare parte del materiale necessario, furono demoliti la vecchia chiesa e gli oratori di S. Toscana e S. Antonio. Mentre i lavori procedevano nonostante le difficoltà economiche, la popolazione doveva accalcarsi, per assistere alle funzioni, nella chiesetta di Oltre Ponte, assolutamente insufficiente a contenerla. Benché col tetto non ancora completato e sprovvista di pavimento, la chiesa fu inaugurata il 2 maggio 1813. Gli interventi si protrassero per tutto il XIX secolo, e il 29 febbraio 1904, vigilia della festa patronale di Sant’Albino, la chiesa fu solennemente dedicata dal vescovo di Cremona, Geremia Bonomelli, con l’assistenza del vescovo di Guastalla e dell’abate di Casalmaggiore.

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