Vespasiano Gonzaga Colonna, giovane marchese di Sabbioneta, venne in possesso del territorio di Commessaggio con la forza, risolvendo a proprio favore una lite con i cugini di San Martino dall’Argine, legittimi proprietari.
I contrasti iniziarono fin dal 1555, anno della morte di Carlo, signore di S. Martino e padre di Pirro, Scipione, Ferrante, Giulio Cesare e Annibale. I fanciulli, ancora minorenni, erano stati affidati alla tutela del cardinal Ercole Gonzaga, del duca di Mantova Guglielmo e della madre Emilia Cauzzi Gonzaga.
Un decennio dopo, nel 1565, il Signore di Sabbioneta, con alcuni uomini armati, oltrepassò i confini del territorio di Commessaggio e, tagliati alcuni alberi sull’omonimo canale, costrinse gli abitanti di quelle terre a trasportarne i tronchi a Sabbioneta, agendo come padrone del territorio. A quel punto Emilia Cauzzi si appellò all’imperatore Massimiliano I che, a sua volta, nominò giudice della questione il duca di Parma e Piacenza Ottavio Farnese. Quest’ultimo sentenziò che la metà del borgo di Commessaggio dovesse spettare a Vespasiano.
Composta la lite, nel maggio del 1567 il marchese di Sabbioneta inviò Marcantonio Lanfredi a prendere possesso di Commessaggio e a esigere da quella comunità il giuramento di fedeltà. Il suo territorio fu creato allora vicariato dello stato di Sabbioneta.
Vespasiano emanò quindi una grida con la quale impediva che fosse venduto o acquistato qualsiasi appezzamento di terreno del territorio di ‘Comessaggio di là’ (ulterioris, cioè al di là del canale che lo separava dal territorio di Sabbioneta), previa licenza concessa da lui medesimo.
Il 25 novembre 1581 Vespasiano nominò vicario di Commessaggio il notaio sabbionetano Alfonso Bolzoni con l’autorità e le preminenze spettanti a quell’ufficio. Secondo gli statuti sabbionetani il vicario doveva risiedere nel luogo a lui assegnato con uno stipendio mensile utile a mantenere la sua famiglia, composta fra gli altri da due soldati, uno dei quali specializzato nella tortura, e sette servi da impiegare nei fatti di governo.
In quel periodo il borgo di Commessaggio assunse, con ogni probabilità, la configurazione urbanistica attuale, fu abbellito di nobili edifici, di un ponte sul canale e di una forte torre.
Il Torrazzo fu voluto da Vespasiano Gonzaga quale segno tangibile della presa di possesso del borgo di Commessaggio.
Recenti rinvenimenti documentari hanno permesso di stabilire che anche la costruzione del Palazzo Comunale di Commessaggio sarebbe coeva a quella del Torrazzo e del ponte.
Il ponte voluto da Vespasiano ancora nel 1583, di cui rimane solo qualche immagine da cartolina e qualche raro filmato, rappresentò a sua volta una fondamentale infrastruttura e un manufatto di alta ingegneria.
Vespasiano Gonzaga morì il 27 febbraio 1591 nel ‘Palazzo grande’ di Sabbioneta. Dopo il funerale del Duca, avvenuto il 4 marzo, venne reso pubblico il suo testamento, nel quale nominava erede universale la figlia Isabella, sposa di Luigi Carafa principe di Stigliano.
Dopo qualche giorno Vincenzo I duca di Mantova dichiarò la cugina Isabella giuridicamente incapace di governare, in quanto donna, mentre i cugini di San Martino avanzarono pretese di successione in base a un accordo segreto che avevano controfirmato col duca di Mantova.
II 6 marzo 1591 venne stilata una convenzione tra Isabella e Luigi, principi di Stigliano e i cugini di Mantova e Bozzolo. Tra le tante clausole, essa prevedeva che il canale Commessaggio dividesse il territorio dell’abitato da Sabbioneta e che l’intero corso d’acqua con le sue peschiere ne fossero parte integrante, fino a quel momento nella giurisdizione di Bozzolo. Isabella e Luigi si riservarono invece alcuni edifici vespasianei: il palazzo di Bozzolo, la torre Stella di Cividale, la torre di Commessaggio, ‘uno casino apresso il ponte di Comessaggio’ e ‘l’hostaria de Commessaggio’.